Nasce il 1° marzo 1922 a Falconara Marittima (Ancona), coi nomi di Emilio Maria Pacifico. Figlio di Pietro Rosini, di Jesi, commerciante di legname, e di Vittoria Scarpetti, di Ancona, maestra. Molto presto la famiglia si trasferisce in Ancona, dove nascono le sorelle Luciana e Paola.
Frequenta il Liceo Classico Rinaldini e nel 1939, a soli 17 anni, si classifica al primo posto per l'ammissione al Collegio Mussolini di scienze corporative di Pisa (oggi Collegio Sant'Anna), collegato alla Scuola Normale Superiore con cui il Collegio condivideva docenti, corsi, strutture. E lì frequenta la facoltà di giurisprudenza.
Le vicende belliche lo portano alla scuola per allievi ufficiali della Marina a Livorno. Combatte come osservatore aereo della Marina, prima sul canale di Sicilia, poi a Cefalonia da cui rientra l'8 settembre '43 appena in tempo per sfuggire al massacro operato dai tedeschi sulle truppe italiane di stanza sull'isola. Imputato di "offesa al Re" per una battuta salace, rimane nel carcere militare di Taranto per qualche mese, dove ha l'occasione, per la prima volta, di tesserarsi al "Partito Comunista d'Italia". Liberato a seguito del cambiamento di clima politico avutosi con l'ingresso del CLN nel governo Badoglio, riprende il servizio in Marina e nell'estate del '44 è sulla Regia Nave Aliseo, cacciatorpediniere di scorta ai convogli logistici alleati. Viene congedato alla fine dell'estate.
Mentre l'Italia è divisa dal fronte, impossibilitato a rientrare presso la famiglia in Ancona o nella sua università pisana, si iscrive all'Università di Bari, sostiene l'esame di Diritto Amministrativo, e si laurea il 28 novembre 1944, con la tesi "Contributo alla determinazione del concetto di Diritto" e due tesine orali "Forme della concentrazione industriale" e "Il litisconsorzio attivo sul diritto amministrativo". Laurea che sarà in seguito trascritta a Pisa.
Nel 1947 sposa Lia Binetti, di Venezia, e con lei si trasferisce a Padova, dove rimane per quasi trent'anni e dove nascono i figli, Livio nel 1949 e Valeria nel 1950.
E' militante del Partito Comunista, consigliere comunale dal 1951 al 1965, deputato dal 1953 al 1958; viene radiato dal Partito per indisciplina nel 1966: aveva fondato con Tosi, Aloisi ed altri il Circolo Franz Fanon, per sviluppare il dibattito "dentro e fuori del Partito" (in assoluto contrasto con la logica del centralismo democratico) sulle prospettive del socialismo e per un maggiore impegno internazionalista. In seguito scriverà su "La sinistra", e nel 1969 farà parte, brevemente, dell'avventura de "Il Manifesto", partecipando alla stesura delle "Tesi". Ne esce quando vince la linea di Magri per un "movimento politico organizzato", non volendo ripetere un'esperienza di partito. Da allora non aderirà più a nessun gruppo politico, pur non abbandonando mai l'interesse per la politica.
A Padova è avvocato, con l'amico e compagno Giorgio Tosi, ed insegnante di Economia e Diritto all'Istituto tecnico P.F. Calvi. I processi più noti sono: quello per "L'oro di Dongo" in cui difende i partigiani accusati di essersi appropriati del tesoro confiscato a Mussolini e al suo seguito; Il "processo di Pozzonovo", in cui difende i compagni della sezione del PCI, accusati dal parroco di insegnare ai bambini ad accoppiarsi tra di loro e di fare scuola di bestemmia (processo drammatico, raccontato nel bellissimo libro di Tiziano Merlin "La piazza"); il "processo del Vajont", in difesa delle famiglie colpite dal disastro, durato molti anni e proseguito da Giorgio Tosi quando lui cessa l'attività di avvocato. In generale, però, si occupa principalmente di cause civili in difesa dei lavoratori.
Abilitato alla libera docenza nel 1966, su sollecitazione dell'amico Giorgio Fuà, accetta l'incarico di docente di Scienza delle Finanze e di Diritto Finanziario nella sede anconetana dell'Università di Urbino, e dal '73 all'80 quello di Diritto tributario.
Nel 1973, con l'istituzione dei Tribunali Amministrativi Regionali, lascia l'avvocatura vincendo il concorso per il ruolo di Consigliere del TAR Veneto. Promosso Consigliere di Stato, si trasferisce a Roma nel 1979 per tornare al TAR Veneto come Presidente nel 1986, anno in cui si stabilisce definitivamente a Venezia. Avvia il processo di informatizzazione del TAR, primo fra i tribunali in Italia. Viene messo a riposo nel 1992 per raggiunti limiti di età, e gli viene conferito il titolo di Presidente Onorario del Consiglio di Stato.
Dal 1993 al 1997 è vicesindaco e assessore nella prima giunta Cacciari.
E' presidente della Biblioteca Querini Stampalia, dove si adopera per la maggiore fruibilità della biblioteca e per farne sede di pubblici dibattiti su argomenti di attualità politica con le "conversazioni queriniane" che si tengono un venerdì al mese.
Collabora con l'UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, che lo nomina tra i suoi presidenti onorari.
Collabora con la trasmissione radiofonica “Il naso di Pinocchio” di Radiobase.
Nel 2000 concorre per il ruolo, di nuova istituzione, di Garante per il Contribuente, che ricopre fino al 2008, quando la malattia lo costringe a dimettersi all'età di 86 anni.
Muore a Venezia, due anni dopo, il 5 ottobre 2010.
L'urna delle sue ceneri è deposta nell'isola di San Michele.